Il cibo è, fin dalla nascita, uno dei principali mediatori nella nostra relazione con il mondo.
È la materia prima necessaria per il funzionamento della macchina-corpo, ma con il cibo e l’alimentarsi hanno a che fare anche alcuni dei cinque sensi per mezzo dei quali percepiamo il mondo stesso, ne gustiamo le sfumature, ne sentiamo gli aromi ed i sapori, ne ammiriamo i colori.
Ma a questa relazione diretta con il cibo noi diamo anche un significato, cioè gli attribuiamo valore simbolico espressivo di noi stessi.
Ecco che individuiamo così i tre ambiti nei quali declinare la relazione fra adolescente e cibo:
1. il valore nutritivo
2. l’universo del gusto e delle sensazioni ed il significato soggettivo con
3. le sue deformazioni, espressive della propria rappresentazione, anche inconscia, di sé in relazione con l’altro.
Naturalmente questi tre aspetti, pur dotati di una certa stabilità, sono soggetti ad un andamento nel tempo, ad una storia evolutiva che li rende in parte diversi nelle diverse fasi della vita di una persona.
Lo sviluppo fisico proprio della pubertà chiaramente non può non incidere prepotentemente sul rapporto che il ragazzo e la ragazza hanno con l’alimentarsi, atto necessario per questo sviluppo che li porta a diventare uomini e donne. Crescere, svilupparsi, cambiare anche nell’aspetto fisico sono eventi non neutri, che suscitano preoccupazioni e desideri difficili da gestire che possono, oggi più che in passato, esprimersi anche in relazione alla propria corporeità
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