Sesso e... dintorni |
Domanda: |
La nostra relazione terapeutica ha fatto riemergere in me sentimenti, emozioni e vissuti che arrivano da lontano, nn si sa neanche bene da dove. E' un dolore a cui abbiamo cercato di dare tanti nomi e origini ma che è sempre nuovo ed è come se rinascesse ogni mattina, appena mi sveglio. Non so come lo sto affrontando, nè bene nè male credo, lo affronto come posso: ma non so darmi tempo nè pace e sono anche esausta di sentirlo, questo dolore. Ce la sto mettendo tutta ma i tempi dentro sono molto diversi, o forse dentro il tempo non c'è neanche...è tutto un eterno presente che scorre. Quando si prova un dolore troppo grande ci si sente come impazzire, come se non si fosse più se stessi, come se non si vedesse il mondo fuori...nè fuori nè dentro, solo nel dolore. Lo sto dicendo a me stessa. Ma so anche che lei leggerà e forse questa altra mente potrà essermi comunque vicina nell'ascolto, anche se non ci sentiamo più. Non so a chi dirlo il mio dolore. Nessuno è abbastanza grande per ascoltarlo e dentro di me sembra fuoriuscire, come se non ci stesse. So che non è possibile avere addosso un dolore più grande di sè eppure è come se le mie pareti stessero scoppiando. Il processo x trasformarlo in qualcos'altro ci sarà, prima o poi. Forse prima o poi lo trovo. Ma se continua a tornare non appena io abbasso le difese, non appena trovo un muro bianco su cui proiettarlo e rivederlo non è vero che si trasforma. E' sempre uguale, sempre lo stesso dolore primitivo senza nome e senza origine. Al momento non capisco, forse gli studi e le riflessioni mi aiuteranno. Io aspetto perchè non c'è altro da fare. |
Risposta: |
Viale Fratti 32/1A a Parma
tel.0521/393337 - 0521/393336
spaziogiovani@ausl.pr.it