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Newsletter:  L'amore non vuole possedere nulla, vuole solo amare

"Si ama solo ciò che non si possiede del tutto"
[M. Proust]

L'amore non vuole possedere nulla, vuole solo amare: la storia di Caterina
A voi la parola: "Le ali del cuore"
Promemoria:  
Spazio Proposte



Cari amici questo mese ecco per voi una storia realmente accaduta che ci è stata raccontanta da una nostra giovane amica, è la storia di un amore, di un dolore, di un'amicizia e....

Buona lettura!

LA STORIA DI CATERINA...

Dalle elementari alle medie e persino il liceo insieme, avevamo condiviso tutto con Caterina.
Ora lei si trasferiva per l’università in un’altra città, ma ci saremmo riviste sempre, appena possibile durante la pausa invernale e le vacanze estive. Ci lasciammo con questa promessa.
A Natale finalmente ci incontrammo e lei mi raccontò che aveva conosciuto Alberto, un ragazzo più grande che già lavorava, si erano messi insieme nel giro di una settimana. Era la prima esperienza per Caterina: benché fosse una bella ragazza molto corteggiata, risultava un po’ introversa e “frenata” su quel versante. Ne fui subito entusiasta, ma non vedevo in lei gli occhi raggianti per l’emozione di vivere per la prima volta un rapporto d’amore. Chiesi più dettagli, ma lei fu vaga.

Per Pasqua lei non tornò dicendo che aveva pochi giorni di vacanza e desiderava trascorrere quel tempo con  Alberto. La rividi in estate, pallida e stanca, molto dimagrita, pensai subito all’affaticamento per lo studio, ma mi disse che non aveva sostenuto poi tanti esami. Mi sfuggiva, non voleva raccontare, mi sembrava strana. Anche la sua famiglia era preoccupata, cosa stava accadendo?

Un giorno, decisa ad andare in fondo, la invitai da me per la merenda, un rito soffice e accogliente che ci aveva accompagnato da sempre quando, ancora bambine, assaltavamo la cucina per dar vita ad orridi esperimenti culinari. Gelato, tè, biscotti, avevo persino preparato la torta di mele, la sua preferita. Finalmente arrivò: la trovai piuttosto trascurata, quasi sciatta. Le versai subito una bella tazza di tè fumante e iniziammo a parlottare del più e del meno.
“E Alberto? Come va con lui?”. Il mio tentativo di sembrare tranquilla e disinteressata fallì miseramente con l’improvviso rossore che mi investì il viso.
“Tutto ok ...”. Sguardo basso, Caterina iniziò a specchiarsi nella sua tazza di tè nero.
“Ne sei sicura?”
La sua maschera cadde e il suo volto, contorto di sofferenza, brutale, inopportuna, micidiale sofferenza, si riempì di lacrime.

Alberto alternava grandi gesti d’amore a furiose scenate di gelosia, carezze e romanticherie a insulti indicibili. Caterina aveva letteralmente dimezzato la sua cerchia di amiche: troppo immature, troppo oche, troppo intraprendenti, secondo il giudizio di Alberto. Caterina lo accusava, ma allo stesso tempo, in uno sforzo a me incomprensibile, lo proteggeva, lo accudiva, addirittura lo scusava: colpa dello stress, del lavoro, dei genitori...
“ A volte mi sento sbagliata”.
Le sopracciglia mi schizzarono pericolosamente verso l’alto. Cosa potevo fare per lei? Quali consigli le potevo dare? Provai a fare mente locale: come ci si comporta in queste situazioni?
Non sapevo cosa fare, sentivo che era una situazione più grande di me.... la abbracciai e la tenni stretta in silenzio per alcuni istanti... questa volta non avevo un consiglio da darle come facevo di solito... Mentre lei continuava a piangere in silezio mi venne finalmente in mente una possibile risorsa: le parlai del Centro Antiviolenza, dove avevo svolto un tirocinio universitario, e la supplicai di andarci, anzi ci saremmo andate insieme, ero certa che lì avremmo potuto trovare aiuto.

MA... COS’E’ UN “CENTRO ANTIVIOLENZA”?

I Centri Antiviolenza e le Case delle Donne sono delle associazioni di volontariato gestite da donne e dalla parte delle donne. Creati per ospitare le donne vittime di violenza e sostenerle legalmente, psicologicamente e materialmente.

Mi piace immaginarlo come un grande alveare in cui operatrici e volontarie lavorano alacremente a un progetto comune: produrre libertà e autonomia femminile, nonchè un definitivo recupero della fiducia e stima di sé.

Le testimonianze delle operatrici sottolineano come sia stato difficile farsi conoscere e accettare sul territorio: purtroppo, quello della violenza sulle donne è stato un tema a lungo rifiutato.
La problematica della violenza è diventato argomento accettato e diffuso nella società solo successivamente, grazie al sostegno e alla visibilità dati dalle istituzioni a queste iniziative.
Il Centro Antiviolenza di Parma, dove ho accompagnato Caterina, lavora da sempre in rete con gli altri Centri Antiviolenza e Case delle Donne d’Italia e nella Regione Emilia Romagna e non a caso è tra le associazioni fondatrici sia di Di.re (Donne in rete contro la violenza), l’Associazione Nazionale dei Centri Antiviolenza, che del Coordinamento Regionale dei Centri Antiviolenza.

L’accoglienza delle donne nell’Associazione si struttura in diversi servizi:
Il Centro d’Accoglienza
La Casa Rifugio ad indirizzo segreto
La Casa di Seconda Accoglienza
La Casa di Emergenza
I Punti d’Ascolto (a Collecchio, Felino, Sala Baganza, Montechiarugolo, Traversetolo)

Nel  Centro d’Accoglienza si svolgono i colloqui. Molte donne si avvicinano innanzitutto per  avere informazioni ed ascolto; successivamente ai primi colloqui (solitamente 2 o 3 con cadenza settimanale) le donne possono seguire differenti percorsi: possono muoversi  autonomamente promuovendo azioni giudiziarie, andando via di casa se esiste una rete di sostegno familiare o amicale, appoggiandosi ai servizi sociali oppure continuare i colloqui con il Centro Antiviolenza, che assiste la donna concordando tappe e obiettivi da raggiungere.

La Casa Rifugio ad indirizzo segreto è un luogo che consente di ospitare donne, con o senza figli, che hanno bisogno di un luogo protetto in cui intraprendere con maggiore tranquillità un percorso di allontanamento emotivo e materiale dalla relazione violenta.

La Casa di Seconda Accoglienza  per le donne, con o senza figli, ospita donne che hanno terminato il loro percorso nella casa rifugio e che non siano più in una situazione di pericolo. Esse, infatti, non necessitano più di un indirizzo segreto, ma per raggiungere la piena autonomia hanno bisogno di un passaggio intermedio in una diversa struttura.

La Casa di Emergenza, con due posti letto gratuiti per due settimane al massimo a cui poi possono seguire diverse azioni a seconda dei casi, è attiva grazie ad una convenzione con la Provincia di Parma e con i comuni dei Distretti di Fidenza e di Borgo Val di Taro.
Esiste un ulteriore punto di accoglienza, il CAVS (centro assistenza violenza sessuale), situato all’interno del padiglione Rasori nell’Ospedale Maggiore di Parma, un importante supporto alle vittime di abuso sessuale e maltrattamenti fisici finalizzato ad un percorso di aiuto per uscire dalla violenza fisica e psicologica subita.

Diversi sono i progetti promossi dall’associazione: attività di formazione e sensibilizzazione nelle scuole e per diverse figure professionali presso l’Azienda ospedaliera e le Forze dell’Ordine, campagne di prevenzione, educazione alla differenza.

... “L’associazione vuole continuare ad interagire e a disegnare itinerari comuni che non percorrano solamente la strada dell’emergenza, ma soprattutto quella della costruzione del cambiamento, attraverso i giusti tempi e le adeguate modalità. Il centro è un luogo reale, ma anche simbolico, nel quale è data l’opportunità alle donne di confrontarsi con la violenza con un atteggiamento di crescita, affermazione della propria soggettività femminile e ribaltamento del ruolo di vittima”.- (Sascia, volontaria e fondatrice del centro)

COS’HA DECISO DI FARE CATERINA?

Dopo due colloqui nel Centro di Parma, Caterina mi confidò di essersi recata nel Centro Antiviolenza della città dove studia.
Inizialmente per Caterina fu molto difficile prendere coscienza della situazione che stava vivendo. Fu un percorso lungo e graduale. Servì del tempo, ma le divenne sempre più chiaro, grazie all'aiuto delle operatrici e al confronto con le altre ragazze che avevano vissuto esperienze simili, che forse Alberto non era l'uomo che lei aveva immaginato.
Caterina decise di allontanarsi da lui: aveva capito che quel rapporto morboso e poco equilibrato le stava togliendo tutto e adesso era decisa più che mai a riconquistare la felicità.
...
Alla nostra ultima merenda era allegra e squillante, pronta a ridere, parlare, condividere.

L’uragano Alberto, fortunatamente, era passato.

 

 

A VOI LA PAROLA

Le ali del cuore

Non so costringerti, cuore, in catene anguste...
Vorrei librarti, fra le vie del cielo,
là dove solo possono arrivare ali di gabbiano
Non so costringerti, cuore, in catene anguste
né in vivai fioriti.
Non so chiuderti né per odio né per amore.
Vorrei librarti, come indomito aquilone fra le vie del cielo
su, su, più su là dove solo possono arrivare
ali di gabbiano ed i miei pensieri vagabondi

Giuditta L. - Scuola per l'Europa - 14 anni

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